psicologo, psicoterapeuta e musicoterapeuta

#essere ciò che si è

 

Sembra quasi scontato pensare di essere ciò che siamo, eppure non sempre diamo valore alla nostra “unicità”. Quante volte ci è successo di non ascoltare e dare il giusto credito alle nostre intuizioni e sensazioni interne? Quante volte abbiamo pensato di essere “sbagliati” se non ci conformiamo alle aspettative che gli altri si attendono da noi (o più precisamente alla nostra percezione di tali aspettative)? Quante volte abbiamo creduto che i nostri “bisogni” non sono poi così importanti? Ci è mai capitato di pensare che le nostre ragioni hanno meno valore di quelle degli altri? Sono convinto che alla maggior parte di noi sia capitato, almeno una volta, di avere questo tipo di pensieri. Forse le possibili risposte a simili quesiti possono originarsi da un percorso di scoperta (o di riscoperta) personale su alcuni temi, quali: la motivazione a prenderci cura di noi stessi; l’attribuzione di valore dato al nostro “sentire” più intimo, come occasione per comprendere quale impatto hanno su di noi gli accadimenti della vita; l’assunzione di responsabilità circa la nostra esistenza, al netto delle colpe che possiamo attribuire agli altri o al mondo; l’assertività nel comunicare con gli altri; la volontà di riorientare il corso della nostra esistenza se non siamo soddisfatti di come vanno le cose; la capacità di chiedere aiuto quando abbiamo l’impressione che gli eventi ci sovrastino. Si potrebbero, certamente, elencare molti altri punti ma vorrei condividere con voi un’ultima immagine che riassume il “nocciolo” del tema esposto: “Impariamo a riconoscere ed accettare noi stessi attraverso i nostri occhi, piuttosto che attraverso gli occhi degli altri” Voi cosa ne pensate? Avete mai riflettuto su questa questione?

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